Rapporto principale del Gruppo della Banca Mondiale RAPPORTO SULLO SVILUPPO MONDIALE CAMBIAMENTI NEL MONDO DEL LAVORO P R E M E S S E GRUPPO DELLA BANCA MONDIALE Il rapporto può essere scaricato al seguente indirizzo: http://www.worldbank.org/en/publication/wdr2019 2019 RAPPORTO SULLO SVILUPPO MONDIALE CAMBIAMENTI NEL MONDO DEL LAVORO P R E M E S S E Rapporto principale del Gruppo della Banca Mondiale 2019 RAPPORTO SULLO SVILUPPO MONDIALE CAMBIAMENTI NEL MONDO DEL LAVORO PREMESSE GRUPPO DELLA BANCA MONDIALE © 2019 Banca internazionale per la ricostruzione e lo sviluppo / Banca Mondiale 1818 H Street NW, Washington, DC 20433 Telefono: 202-473-1000; Internet: www.worldbank.org Alcuni diritti riservati 1 2 3 4 21 20 19 18 Il presente rapporto è stato realizzato dallo staff della Banca Mondiale con l’ausilio di contributi esterni. Le risultanze, le interpretazioni e le conclusioni espresse in questo documento non riflettono necessariamente le opinioni della Banca Mondiale, del suo Consiglio di Amministrazione né dei paesi rappresentati dai Direttori Esecutivi. La Banca Mondiale non garantisce l’esattezza dei dati presenti nella pubblicazione. I confini, i colori, le denominazioni e le altre informazioni presenti sulle mappe di questo documento non implicano alcun giudizio della Banca Mondiale concernente lo status giuridico di nessun territorio né alcun avvallo o accettazione di tali confini. Niente di quanto contenuto nel presente documento costituirà o sarà considerata una limitazione o una rinuncia dei privilegi e delle immunità della Banca Mondiale, i quali sono specificatamente riservati. Diritti e Autorizzazioni La presente pubblicazione è disponibile in conformità con la licenza Creative Commons 3.0 IGO (CC BY 3.0 IGO) http:// creativecommons.org/licenses/by/3.0/igo. In virtù della licenza Creative Commons, è permesso copiare, distribuire, trasmettere e adattare il documento, anche ai fini commerciali, secondo le seguenti condizioni: Citazione della fonte—Si prega di citare il documento come segue: Banca Mondiale. 2019. Rapporto sullo sviluppo mondiale 2019: Cambiamenti nel mondo del lavoro. Washington, DC: Banca Mondiale. doi:10.1596/978-1-4648-1328-3. Licenza: Creative Commons CC BY 3.0 IGO Traduzioni—Nel caso si proceda con la traduzione del presente documento, la citazione della fonte dovrà essere accompagnata dalla seguente dichiarazione di non responsabilità: La presente traduzione non è stata creata dalla Banca Mondiale e non può essere considerata una traduzione ufficiale. La Banca Mondiale non sarà ritenuta, pertanto, responsabile del contenuto né di eventuali errori della traduzione. 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Utilizzo autorizzato; in caso di ri-utlizzo è necessaria un’ulteriore autorizzazione. Design di copertina: Weight Creative, Vancouver, British Columbia, Canada. Interior design: Debra Naylor, Naylor Design, Inc., Washington, DC. Indice Prefazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . vii Premesse . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 1 La trasformazione del mondo del lavoro su scala globale. . . . . . . . . . . . . . 6 Cosa possono fare i governi? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 Suddivisione dello studio. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 12 v Prefazione In un’epoca in cui l’economia globale sta crescendo e il tasso di povertà tocca il suo minimo storico, sarebbe stato troppo riduttivo ritenersi soddisfatti e sottovalutare le sfide che incombono. Una delle più cruciali è il futuro del lavoro, l’argomento cardine del Rapporto sullo sviluppo mondiale del 2019. “Le macchine si sostituiranno all’uomo nel lavoro”, un presagio che incute timore da centinaia di anni, sin dagli inizi del XVIII secolo, da quando l’industrializzazione ha aumentato la produttività e suscitato nei lavoratori la paura di perdere il proprio posto di lavoro. Innovazione e progresso tec- nologico hanno causato turbamento, ma al contempo hanno generato più prosperità di quanto non ne abbiano compromessa. Eppure oggi, mentre il ritmo dell’innovazione continua ad accelerare e la tecnologia influenza ogni aspetto delle nostre vite, dilaga una nuova sensazione di incertezza Sappiamo bene che sia nelle economie avanzate sia nei paesi in via di sviluppo, i robot stanno sostituendo l’uomo in migliaia di lavori di routine e che presto le occupazioni che implicano bassi livelli di competenze scompa- riranno. Tuttavia al contempo, la tecnologia sta creando nuove opportunità, aprendo la strada a nuove e diverse professioni, aumentando la produttività e migliorando l’efficienza dei servizi pubblici. Per affrontare la sfida che il futuro del mondo del lavoro ci pone, è essenziale sapere che la maggior parte dei bambini, che oggi frequenta la scuola primaria, svolgerà un lavoro in età adulta che attualmente non esiste. Per questo motivo, il presente rapporto mette in luce l’importanza del capitale umano per far fronte a una sfida, che per definizione, non accetta soluzioni semplicistiche e prescrittive. Molti lavori oggi e molti altri nel pros- simo futuro, richiederanno competenze specifiche che combinano abilità tecnologiche, capacità di risoluzione dei problemi e pensiero critico, con competenze trasversali quali la perseveranza, la collaborazione e l’empa- tia. I tempi in cui si faceva lo stesso lavoro per la medesima azienda per anni saranno presto solo un ricordo. Nella gig economy, i lavoratori, pro- babilmente, svolgeranno molte mansioni diverse durante tutto l’arco della carriera, il che implica un costante e duraturo processo di apprendimento continuo. Il ritmo dell’innovazione continuerà ad accelerare, ma i paesi in via di sviluppo dovranno agire in fretta per poter competere nell’economia del futuro. Dovranno investire nelle persone con interventi tempestivi e radicali soprattutto nell’ambito della sanità e dell’istruzione, i due pilastri del capi- tale umano, senza i quali non sarà possibile trarre beneficio dalla tecnologia e mitigare i suoi effetti nefasti. Tuttavia, all’ora attuale, sono ancora troppi i paesi che non scelgono di attuare tali politiche di investimento. Il progetto sul “Capitale Umano” della Banca Mondiale mira a invertire tale tendenza. Nello studio si presenta il nuovo Indice del Capitale Umano, uno strumento di misurazione delle eventuali conseguenze derivanti dai mancati investimenti in capitale umano, in termini di perdita di produttività vii viii | Prefazione della prossima generazione di lavoratori. Nei paesi con i più bassi tassi di investimento in capitale umano, si calcola infatti che la forza lavoro del futuro avrà una produttività di un terzo o di un quinto rispetto a quanto potrebbe avere se la popolazione godesse di buona salute e avesse ricevuto una istruzione di elevata qualità. Per adeguarsi ai cambiamenti nel mondo del lavoro, il contratto sociale deve essere riformulato, adottando nuove strategie per investire nelle per- sone e tutelarle, a dispetto del loro status occupazionale. Eppure nei paesi in via di sviluppo, 4 persone su 5 non sanno cosa significhi avere una prote- zione sociale. Con 2 miliardi di lavoratori nel settore informale, privi di una retribuzione stabile, senza assistenza sociale e senza i benefici dell’istruzione, i nuovi orizzonti lavorativi pesano su un dilemma che precede le più recenti innovazioni. Il presente Rapporto esorta i governi a prendersi cura dei propri popoli e auspica un livello minimo garantito e universale di protezione sociale, che può essere raggiunto con un adeguato processo di riforme, mettendo fine a sussidi infruttuosi, migliorando la normativa del mercato del lavoro e aggior- nando, a livello globale, le politiche tributarie. Investire in capitale umano non richiede l’intervento soltanto dei ministri della sanità e dell’istruzione, ma dovrebbe essere una priorità dei capi di stato e dei ministri dell’economia e delle finanze. Il Progetto sul Capitale Umano evidenzierà tali necessità ai poteri politici decisionali e l’indice non potrà essere ignorato. Il Rapporto sullo Sviluppo Mondiale del 2019 è unico nella sua trasparenza. Per la prima volta dalla sua prima pubblicazione nel 1978, durante tutto il processo di stesura, la Banca Mondiale ha settimanalmente pubblicato on line una versione preliminare e aggiornata. Per oltre sette mesi, abbiamo ricevuto migliaia di commenti e idee di professionisti dello sviluppo, funzio- nari governativi, accademici e lettori da ogni parte del mondo. Mi auguro che molti di voi lo abbiano già letto, ma dopo oltre 400.000 download, sono lieto di presentare la versione finale del Rapporto sullo Sviluppo Mondiale del 2019. Jim Yong Kim Presidente Gruppo della Banca Mondiale Premesse L ’evoluzione tecnologica da sempre seduce e spaventa l’uomo. Nel XIX secolo, Karl Marx affermava che la “macchina non agisce soltanto come concorrente strapotente, sempre pronto a rendere «superfluo» l’operaio salariato. È l’arma più potente per reprimere gli scioperi.”1 Nel 1930 John Maynard Keynes parlava di “disoccupazione tecnologica”.2 Eppure l’innovazione ha migliorato le condizioni di benessere dell’uomo; l’aspettativa di vita è aumentata, così come l’accesso all’assistenza sanitaria e all’istruzione e in molte aree del mondo, si registrano livelli di reddito più elevati. Secondo un recente sondaggio di Eurobarometro, tre quarti dei cittadini dell'Unione europea, la superpotenza mondiale in fatto di stile di vita, ritengono che l’attività lavorativa benefici della tecnologia. Due terzi degli intervistati affermano che la tecnologia rappresenterà un’opportunità per la società e migliorerà ulteriormente la qualità della vita (figura O.1). Nonostante questo ottimismo, permangono le preoccupazioni per il futuro. Nelle economie avanzate, si temono le eventuali conseguenze che la tecnologia potrà avere sull’occupazione, in particolar modo si paventa un peggioramento nelle condizioni di lavoro, inasprite dall’ascesa della gig economy (in cui le aziende si servono di lavoratori autonomi per attività temporanee o incarichi a breve termine) e da una percezione di crescente disuguaglianza. Questo allarmismo appare, tuttavia, ingiustificato. Seppur in alcune economie avanzate e paesi a medio reddito, l’avvento dei robot stia causando la perdita di posti di lavoro nel settore manifatturiero, e le professioni che si basano su mansioni di routine facilmente “codificabili” siano più soggette all’automazione, la tecnologia offre opportunità per creare nuovi posti di lavoro, aumentare la produttività e fornire servizi pubblici più efficienti. Attraverso l'innovazione, la tecnologia genera nuovi settori, lavori e aree di competenza. FIGURA O.1 Gli intervistati ritengono che la tecnologia stia migliorando l'economia, la società e la qualità della vita in Europa L’impatto delle più recenti tecnologie digitali su: economia 23 52 10 3 12 società 15 49 20 5 11 qualità della vita 17 50 14 4 15 0 20 40 60 80 100 % degli intervistati Impatto molto positivo Impatto abbastanza positivo Impatto abbastanza negativo Impatto molto negativo Dipende/non so Fonte: team World Development Report (WDR) 2019, sulla base di Eurobarometro Speciale n. 460, “Attitudini verso l’impatto della digitalizzazione e automazione sulla vita quotidiana,” Domanda 1, Commissione Europea, 2017. 2 Premesse | 3 FIGURA O.2 I recenti progressi tecnologici accelerano la crescita delle imprese 9 milioni di commercianti online in 220 paesi 800 9 milioni 700 600 Crescita (US$, miliardi) 4263 negozi in 500 15 paesi 11,718 11.718 negozi Walmart diventa globale 400 4,263 in 28 paesi Primo negozio IKEA La versione 300 internazionale fuori dalla Scandinavia di Taobao.com 200 415 negozi in 49 paesi 100 415 0 1943 …. 1962 …. 1973 …. 1991 2003 2010 2017 Fatturato annuo di Walmart Volume lordo annuo di prodotti di Alibaba (Taobao.com) Fatturato annuo di Ikea Fonte: team WDR 2019, sulla base dei rapporti annuali di Walmart; Statista.com; IKEA.com; NetEase.com. I vantaggi dell’attuale progresso tecnologico sono già evidenti; ad esempio grazie alle tecnologie digitali, le aziende possono espandere rapidamente le proprie attività, ben oltre i confini territoriali, rivoluzionando così i tradizionali assetti produttivi. Nuovi modelli imprenditoriali, quali le piattaforme digitali, si trasformano rapidamente da start-up locali a colossi globali, avvalendosi spesso di pochi dipendenti e capitale (figura 0.2). Le imprese digitali, proprio per la loro natura virtuale, pongono tuttavia nuove sfide per i governi in termini di privacy, concorrenza e tassazione. L’ascesa dei mercati delle piattaforme consente agli effetti della tecnologia di raggiungere più rapidamente sempre più persone rispetto al passato. Per scambiare beni e servizi su piattaforme online, lavoratori e imprese necessitano principalmente di una connessione internet a banda larga. Questa “scala senza massa” offre opportunità economiche a milioni di persone che non vivono in paesi industrializzati né in aree industriali.3 Tra gli effetti della tecnologia, c’è anche una maggiore domanda di competenze cognitive, che attraverso i nuovi mercati delle piattaforme digitali raggiunge un numero maggiore di lavoratori. Per sfruttare le opportunità economiche offerte dalla digitalizzazione, è prioritario investire in capitale umano. Tre sono le competenze più richieste dai mercati del lavoro: competenze cognitive avanzate come la risoluzione di problemi, competenze socio-comportamentali come il lavoro di squadra, e una combinazione di competenze, quali il ragionamento logico e l’autoefficacia, che rendono il lavoratore versatile. Il potenziamento di questi requisiti necessita di un capitale umano con solide basi e di un processo di apprendimento continuo (lifelong learning). Pertanto, lo sviluppo del capitale umano, in particolar modo nella prima infanzia (da 0 a 5 anni), è un elemento strategico indispensabile. Tuttavia molti governi, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, non danno priorità alla formazione nella prima infanzia, e i risultati dell'istruzione 4 | RAPPORTO SULLO SVILUPPO MONDIALE 2019 sono subottimali. Il nuovo indice del capitale umano della Banca Mondiale (Human Capital Index), presentato per la prima volta nel presente studio, mette in evidenza il rapporto tra gli investimenti in sanità e istruzione e la produttività dei futuri lavoratori. Il passaggio, ad esempio, dal 25° al 75° percentile dell'indice, genera in 50 anni un’ulteriore crescita annua pari all’1.4%. Per cogliere i benefici del cambiamento tecnologico, si rivela fondamentale creare nuove opportunità occupazionali. In molti paesi in via di sviluppo, la maggior parte dei lavoratori rimane relegata in lavori a bassa produttività, spesso nel settore informale con scarso accesso alla tecnologia. La carenza di opportunità lavorative nel settore privato lascia ai giovani di talento pochi sbocchi verso i lavori formali. Attualmente, i laureati altamente specializzati costituiscono quasi il 30% del bacino di disoccupazione in Medio Oriente e Nord Africa. Migliori opportunità di formazione (rivolte agli adulti) consentono a coloro che hanno abbandonato la scuola di riqualificarsi sulla base dei nuovi requisiti del mercato del lavoro. È, inoltre, necessario investire nelle infrastrutture. Nei paesi in via di sviluppo, ad esempio, sono essenziali quegli investimenti che consentano l’accesso a Internet a tutti coloro che ne sono ancora privi. Altrettanto importanti sono gli investimenti in infrastrutture stradali, portuali e municipali a cui imprese, governi e singoli si affidano per beneficiare al meglio delle tecnologie. Tuttavia, senza un’adeguata protezione sociale è difficile adeguarsi ai cambiamenti del mercato del lavoro, generati dal progresso tecnologico. Nei paesi in via di sviluppo, 8 persone su 10 non ricevono assistenza sociale e 6 su 10 lavorano in modo informale senza previdenza sociale. Persino nelle economie avanzate, il modello previdenziale basato sulle retribuzioni è messo a rischio a causa dei nuovi accordi di lavoro diversi dai tradizionali contratti. Quindi, quali alternative esistono in termini di protezione sociale? Un’opzione è garantire un minimo sociale in grado di fornire supporto indipendentemente dalla tipologia di lavoro, tale modalità, che prevedrebbe una forma di previdenza sociale obbligatoria e volontaria, potrebbe far sì che tutti i lavoratori ne usufruiscano. La protezione sociale può essere consolidata, espandendo la copertura generale e dando priorità a chi ne ha più bisogno. L’offerta pubblica di servizi e personale sanitario di comunità è già un passo nella giusta direzione. Il reddito di base universale rappresenta un’ulteriore possibilità, ma non è ancora stato testato e appare proibitivo per i bilanci delle economie emergenti. Il potenziamento dei sistemi di assistenza sociale e previdenziale ridurrebbe l'onere della gestione del rischio in materia di regolamentazione del lavoro. Laddove la popolazione avesse accesso a tali sistemi, la regolamentazione del lavoro, quando possibile, potrebbe essere resa più flessibile per agevolare la mobilità da un lavoro all’altro. Le società, per poter beneficiare del potenziale offerto dalla tecnologia, necessitano di un nuovo contratto sociale incentrato su maggiori Premesse | 5 FIGURA O.3 Rispondere alla natura mutevole del lavoro E etti della Evoluzione delle Nuovi modelli tecnologia competenze di business Strategia di politica pubblica: gestire la traiettoria e gli e etti del cambiamento Strategia politica Investire in Ra orzare la capitale umano protezione sociale Mobilizzare le risorse Inclusione Erogazione dei servizi e cace, regolamentazione fiscale equa, dar voce ai bisogni sociale Obiettivo Persone preparate, mercati competitivi, nuovo contratto sociale Fonte: team WDR 2019. investimenti in capitale umano e una protezione sociale progressivamente universale (figura O.3). Tuttavia, l’inclusione sociale richiede adeguate finanze pubbliche (spazio fiscale), e molti paesi in via di sviluppo non hanno le risorse sufficienti a causa di basi imponibili incongrue, settori informali estesi e amministrazioni inefficienti. Tuttavia, non mancano le possibilità di miglioramento, ad esempio, mediante la riscossione delle imposte sugli immobili nei comuni urbani o mediante l'introduzione di accise sullo zucchero o sul tabacco; nella fattispecie queste ultime comporterebbero anche benefici diretti sulla salute. Tra le altre possibili fonti di finanziamento, si annoverano l’applicazione di imposte indirette, la riforma delle sovvenzioni (sussidi) e la riduzione dell'elusione fiscale da parte delle multinazionali, in particolare, delle nuove piattaforme digitali. Gli attuali sistemi tributari offrono, infatti, alle società multinazionali opportunità di erosione della base imponibile e di trasferimento degli utili— ovvero, alcune aziende attribuiscono i maggiori profitti a consociate situate in paesi a tassazione bassa o nulla, indipendentemente dal volume d’affari, a volte ridotto, prodotto in quegli stessi paesi. Secondo alcune stime, in media il 60% del reddito totale delle multinazionali viene dichiarato in giurisdizioni con un’aliquota fiscale effettiva inferiore al 5%. Le economie emergenti si trovano nel bel mezzo di una rivoluzione tecnologica che sta cambiando la natura del lavoro. A prescindere dai 6 | RAPPORTO SULLO SVILUPPO MONDIALE 2019 risvolti futuri, investire in capitale umano rimane una scelta vincente perché preparerà le future generazioni alle sfide del domani. La trasformazione dell’attuale mondo del lavoro su scala globale Il dibattito sul futuro del lavoro è più acceso che mai ed è incentrato su alcuni “fatti stilizzati”. Tuttavia, nel contesto delle economie emergenti solo alcuni elementi hanno una reale valenza. Innanzitutto, la tecnologia trasforma il modo di fare impresa e di organizzare i processi produttivi, come appare evidente dall’ascesa delle piattaforme digitali. Grazie all’impiego delle tecnologie digitali, gli imprenditori stanno creando aziende globali che operano su piattaforme digitali e che si avvalgono di processi produttivi diversi dai tradizionali, in cui gli input e gli output entrano ed escono ai due estremi della catena. Le aziende digitali generano valore creando un effetto di rete che collega clienti, produttori e fornitori, facilitando al contempo interazioni in un modello multi-faccia su scala globale. Rispetto alle aziende tradizionali, le piattaforme digitali si sviluppano più velocemente e a costi inferiori. IKEA, la società svedese fondata nel 1943, ha atteso quasi 30 anni prima di intraprendere la sua espansione in Europa. Dopo oltre sette decenni, ha raggiunto un fatturato globale annuo pari a 42 miliardi di dollari. Grazie alla tecnologia digitale, il conglomerato cinese Alibaba è stato in grado di raggiungere 1 milione di utenti in due anni e annoverare più di 9 milioni di commercianti online, raggiungendo un fatturato annuo di 700 miliardi di dollari in 15 anni. Nel frattempo, le piattaforme digitali sono in aumento in ogni paese, ad esempio Flipkart in India e Jumia in Nigeria. A livello globale, tuttavia, i mercati virtuali integrati stanno ponendo nuove sfide politiche in materia di privacy, concorrenza e tassazione. In secondo luogo, la tecnologia sta rimodellando le competenze richieste dal mondo del lavoro. Se da un lato la domanda di competenze meno avanzate, ossia che possono essere sostituite dall’automazione è in calo, dall’altro aumenta la richiesta di competenze cognitive avanzate, capacità socio-comportamentali e combinazioni di competenze associate a una maggiore versatilità. Già evidente nelle economie avanzate, questo modello comincia a emergere anche in alcuni paesi in via di sviluppo. In Bolivia, dal 2000 al 2014 Il tasso di occupazione nelle professioni altamente qualificate è aumentato di 8 punti percentuali. In Etiopia, l’aumento è stato addirittura di 13 punti percentuali. Questi cambiamenti si palesano non solo nella nascita di nuovi lavori che sostituiscono i precedenti, ma anche nelle nuove competenze richieste dal mondo del lavoro. In terzo luogo, l'idea che i robot sostituiscano i lavoratori suscita grande pessimismo. Tuttavia, come ci ha ripetutamente insegnato la storia, gli allarmismi per i rischi derivanti da un’eccessiva automazione, risultano infondati. I dati relativi al lavoro nel settore industriale, a livello mondiale, smentiscono questi timori. Le economie avanzate hanno perso posti di Premesse | 7 FIGURA O.4 I posti di lavoro industriali diminuiscono in Occidente e aumentano in Oriente, ma la forza lavoro è aumentata in tutto il mondo a. Occupazione industriale b. Forza lavoro totale Occupazione industriale (% dell’occupazione totale) 4.000 30 Forza lavoro totale (in milioni) 3.000 20 2.000 1.000 10 0 09 05 09 05 01 01 13 93 17 97 13 93 17 97 20 20 20 20 20 20 20 20 20 20 19 19 19 19 Globale A medio reddito Ad alto reddito Asia orientale in crescita A basso reddito Fonte: team WDR 2019, sulla base degli Indicatori di sviluppo mondiale della Banca Mondiale (base dati). Nota: “L’Asia orientale in crescita” comprende Cambogia, Indonesia, Repubblica Democratica Popolare del Laos, Mongolia, Myanmar, Filippine, Tailandia e Vietnam. lavoro nell'industria, ma l'aumento del settore industriale in Asia orientale ha più che compensato tale perdita (figura O.4). Negli ultimi due decenni, il declino dell'occupazione industriale in molte economie ad alto reddito è un trend ampiamente studiato. Il Portogallo, Singapore, e la Spagna sono tra i paesi in cui a partire dal 1991 la quota di occupazione industriale è diminuita del 10% o più. Questo cambiamento riflette uno spostamento dell'occupazione dal settore manifatturiero ai servizi. Per contro, la quota di occupazione industriale, principalmente manifatturiera, è rimasta stabile nel resto del mondo. Nei paesi a basso reddito, dal 1991 al 2017, la proporzione di forza lavoro totale occupata nell'industria si attestava costantemente al 10% circa. La situazione era stabile anche nei paesi a reddito medio-alto, attestandosi attorno al 23%. Nello stesso periodo, i paesi a reddito medio-basso hanno registrato un aumento della proporzione della forza lavoro occupata nel settore industriale, passando dal 16% nel 1991 al 19% nel 2017. Questo aumento potrebbe essere ascrivibile all'interazione tra commercio aperto e redditi crescenti, che genera più domanda di beni, servizi e tecnologia. In alcuni paesi in via di sviluppo, la quota di occupazione industriale sta aumentando. Ad esempio, in Vietnam è salita dal 9% nel 1991 al 25% nel 2017. Nella Repubblica Democratica Popolare del Laos, nello stesso periodo, la percentuale di occupazione industriale è passata dal 3% al 10%. Questi paesi hanno migliorato il proprio capitale umano, favorendo l’ingresso sul mercato del lavoro di giovani altamente qualificati, i quali, con l’ausilio delle nuove tecnologie, hanno contribuito a potenziare la produzione manifatturiera. Ne 8 | RAPPORTO SULLO SVILUPPO MONDIALE 2019 consegue che, l'occupazione industriale in Asia orientale continua a crescere, mentre in altre economie in via di sviluppo rimane stabile. La domanda di prodotti industriali e conseguentemente la domanda di manodopera nel settore industriale sono in aumento grazie a due fattori. Da un lato, i minori costi di connettività generano un aumento delle esportazioni ad alta intensità di capitale dalle economie avanzate e un incremento delle esportazioni ad alta intensità di manodopera dalle economie emergenti. Dall'altro, i redditi in crescita stanno aumentando il consumo di prodotti esistenti e la domanda di nuovi. In quarto luogo, in molti paesi in via di sviluppo, un gran numero di lavoratori rimane relegato in posti di lavoro a bassa produttività, spesso in imprese del settore informale con scarso accesso alla tecnologia. Nonostante i miglioramenti nel contesto normativo aziendale, negli ultimi due decenni, il livello di informalità è rimasto elevato (figura O.5). In effetti, in alcune economie emergenti, la percentuale di lavoratori informali raggiunge il 90%. Nel complesso, in queste economie circa due terzi della forza lavoro è informale. L'informalità è rimasta notevolmente stabile, nonostante la crescita economica e la natura mutevole del lavoro. Ad esempio, in Perù, malgrado la grande attenzione sull’argomento, negli ultimi 30 anni, l'informalità è rimasta costante al 75% circa. Nell'Africa sub-sahariana, dal 2000 al 2016, l'informalità è rimasta, in media, attorno al 75% dell'occupazione totale. In Asia meridionale, è passata da una media del 50% negli anni 2000 al 60% nel periodo 2010-2016. La questione dell’informalità e l’assenza di protezione sociale per i lavoratori continuano a rappresentare, per le economie emergenti, delle sfide ancora da affrontare. In quinto luogo, in molti paesi la tecnologia, in particolare i social media, influisce sulla percezione della crescente disuguaglianza. Da sempre, l’uomo ambisce a una migliore qualità della vita e desidera essere parte integrante della crescita economica che lo circonda. I social media e altri mezzi di comunicazione digitale, che veicolano una maggiore esposizione verso diversi stili di vita e opportunità divergenti, non fanno che accentuare questo sentimento. Laddove le ambizioni incontrano le opportunità, le condizioni per uno sviluppo economico inclusivo e sostenibile possono dirsi ottimali. Ma in caso di disuguaglianza di opportunità o discrepanza tra posti di lavoro disponibili e competenze, la frustrazione può condurre alla migrazione o alla frammentazione della società. Le crisi dei rifugiati in Europa, i migranti spinti dalla guerra nella Repubblica araba siriana e la Primavera Araba sono manifestazioni importanti di questa tendenza. Questa percezione non è, tuttavia, confermata, dai dati sulla disparità di reddito nei paesi in via di sviluppo. Nella maggior parte delle economie emergenti, nell'ultimo decennio, la disuguaglianza è diminuita o è rimasta invariata. Dal 2007 al 2015, 37 su 41 di queste economie hanno registrato un declino o nessun cambiamento nella disuguaglianza, come misurato dal coefficiente di Gini. Le quattro economie emergenti in cui la disuguaglianza è aumentata sono state Armenia, Bulgaria, Camerun e Turchia. Nella Federazione Russa, tra il 2007 e il 2015, la misura della disuguaglianza in base al coefficiente Gini è scesa da 42 a 38. Tra il 2008 e il 2015, la quota di Premesse | 9 FIGURA O.5 L'informalità persiste nella maggior parte delle economie emergenti, nonostante i miglioramenti nel contesto normativo a. Lavoro informale per gruppo di reddito Nepal: 98 100 Costa d’Avorio: 91 Senegal: 89 Media 80 (Ciad): 81 Vietnam: 75 Paraguay: 71 Lavoro informale (%) Media (Pakistan): 68 Togo: 63 60 Repubblica Kirghiza: 57 Messico: 57 Media (Turchia): 46 40 Kossovo: 40 Etiopia: 36 Brasile: 36 20 Bulgaria: 19 Medio reddito Reddito medio Reddito medio basso alto b. Avviare un’impresa, tempi e costi 60 140 120 Costi (% di reddito pro-capite) 50 100 Tempo (giorni) 40 80 60 30 40 20 20 2005 2007 2009 2011 2013 2015 2017 Tempo (giorni) Costi (% di reddito pro-capite) Fonti: team WDR 2019, sulla base dei dati dell’indagine sui nuclei familiari e la forza lavoro tratti dall’International Income Distribution Data Set della Banca Mondiale (riquadro a); Djankov et al. (2002); Indicatori del rapporto della Banca Mondiale “Doing Business” (riquadro b). Nota: il riquadro a presenta le ultime stime disponibili sulle quote di occupazione informale nelle economie emergenti. Nel campione, un individuo rientra nella categoria di lavoratore informale se non ha un contratto, non ha accesso alla previdenza sociale e a un’assicurazione sanitaria e non appartiene a un sindacato. Il campione nel riquadro a è composto da 68 economie emergenti, tutte classificate come economie a reddito basso e medio. Il riquadro b mostra tempi e costi stimati di avviamento di un’impresa in 103 economie emergenti. reddito della popolazione inserita nel 10% più alto (basata sul reddito ante imposte) è scesa dal 52 al 46%. Nello stesso periodo, è cresciuta la quota di occupazione nelle piccole imprese, portando a incrementi salariali pari a quelli delle grandi imprese. 10 | RAPPORTO SULLO SVILUPPO MONDIALE 2019 Eppure non è certo un dato positivo che la disuguaglianza di reddito, a dispetto della percezione, non sia in aumento se si considera che nel mondo 2 miliardi di persone lavorano nell'economia informale, in totale assenza di tutele sociali. Nei paesi a basso reddito, la previdenza sociale è praticamente inesistente e nei paesi a reddito medio-alto raggiunge solo il 28% della popolazione più indigente. Cosa possono fare i governi? L'analisi suggerisce tre ambiti di interventi politici: Investire in capitale umano, in particolare nell'istruzione della prima •  infanzia, per sviluppare competenze cognitive e socio-comportamentali avanzate oltre alle competenze fondamentali. Migliorare la protezione sociale. In alcune economie emergenti, un •  minimo sociale garantito e una previdenza sociale consolidata, corredati da riforme del mercato del lavoro, consentirebbero di raggiungere l’obiettivo. Disporre di risorse pubbliche in grado di finanziare lo sviluppo del capitale •  umano e della protezione sociale. Le imposte sugli immobili nelle grandi città, le accise sullo zucchero o sul tabacco e la tassazione sul biossido di carbonio sono alcune delle opzioni disponibili per aumentare le entrate del governo, unitamente alla lotta all’elusione fiscale perpetuata da molte aziende per aumentare i profitti. I governi possono ottimizzare la loro politica fiscale e migliorarne l'amministrazione per aumentare le entrate, senza ricorrere all'aumento delle aliquote. Per stare al passo con i cambiamenti nel mondo del lavoro, l'investimento più sicuro per persone, imprese e governi rimane il capitale umano. La stessa sopravvivenza economica dipende dalle competenze di base, ossia alfabetiche e matematiche, dell’uomo. Il ruolo preponderante della tecnologia nella vita professionale e privata esige competenze cognitive sempre più avanzate in tutte le tipologie di lavoro (anche in quelli poco qualificati). Il ruolo del capitale umano è oggi più importante che mai, anche grazie alla domanda crescente di competenze e capacità socio-comportamentali. Le professioni che richiedono interazione interpersonale non saranno facilmente sostituite dalle macchine. Tuttavia, per avere accesso a tali professioni, occorrono solide competenze socio-comportamentali che si acquisiscono nella prima infanzia e che vengono poi modellate nel corso della vita. Il capitale umano è fondamentale, perché oggi le esigenze in termini di versatilità sono maggiori. Fortunatamente, le soluzioni non mancano. Per prepararsi all’evoluzione della natura del lavoro, i paesi dovrebbero iniziare a investire maggiormente nello sviluppo della prima infanzia, in quanto rappresenta una strategia efficace per costruire competenze preziose indispensabili sui futuri mercati del lavoro. È possibile anche promuovere il capitale umano facendo in modo che l’istruzione dia risultati in termini di apprendimento. Per soddisfare le esigenze evolutive del lavoro, in modo più ampio, saranno, probabilmente, necessari degli adeguamenti delle competenze al di fuori dell’istruzione Premesse | 11 obbligatoria e dell’occupazione formale. È possibile, pertanto, ricorrere all'istruzione terziaria e alla formazione destinata agli adulti in modo efficace. Fra gli ostacoli all’investimento nel capitale umano, vi è la carenza di incentivi politici. Sono pochi i dati disponibili relativi alla capacità dei sistemi sanitari ed educativi di generare capitale umano. Questa carenza osteggia la formulazione di soluzioni efficaci, la ricerca del miglioramento, e la capacità dei cittadini di porre i governi di fronte alle loro responsabilità. Il progetto della Banca Mondiale sul capitale umano, descritto nel presente studio, è stato elaborato per affrontare le lacune degli incentivi politici e imprimere l’impulso necessario a investire in capitale umano. Anche l'assistenza sociale e i sistemi previdenziali dovrebbero essere adattati alla natura mutevole del lavoro. Il concetto di universalismo progressivo potrebbe essere un principio guida verso una copertura più estesa, soprattutto nell’economia informale. Una volta istituita la protezione sociale, il passaggio da un lavoro all’altro diventa più agevole grazie a norme flessibili in materia di lavoro. L’attuale contratto sociale ha perso valore nella maggior parte delle economie emergenti, e sembra essere sempre più obsoleto anche in alcune economie avanzate. Un nuovo contratto sociale dovrebbe includere investimenti in capitale umano, affinché i lavoratori beneficino di maggiori opportunità occupazionali. Tutto ciò ottimizzerebbe le prospettive di lavoro dei neonati o dei bambini in età scolare. Come faranno i governi a reperire le risorse aggiuntive necessarie per investire in capitale umano e potenziare l’inclusione sociale? La quota del gettito fiscale nei paesi a basso reddito è pari alla metà di quella dei paesi ad alto reddito (figura O.6). Gli investimenti in capitale umano, protezione sociale di base (inclusi gli operatori sanitari in alcuni paesi in via di sviluppo), e offerta di opportunità produttive per i giovani potrebbero pesare sul bilancio dal 6–8% del prodotto interno lordo (PIL). Si tratta di un obiettivo ambizioso. L’aumento del gettito fiscale, tuttavia, dovrebbe andare di pari passo con una migliore erogazione dei servizi pubblici. Se così non fosse, l’aumento delle aliquote fiscali non farebbe altro che alimentare ulteriormente il malcontento tra la popolazione. Una più efficace amministrazione fiscale e nuove politiche, in particolare in materia di imposte sul valore aggiunto e ampliamento della base fiscale, potrebbero generare le necessarie risorse fiscali. I paesi dell'Africa sub-sahariana potrebbero assicurarsi entrate aggiuntive, in media tra il 3 e il 5% del PIL attraverso riforme volte a rendere gli attuali ordinamenti fiscali più efficienti.4 L’abolizione delle esenzioni fiscali e la convergenza verso un'aliquota fiscale uniforme in materia di imposta sul valore aggiunto potrebbero generare ulteriori entrate che in paesi come il Costa Rica e l’Uruguay potrebbero ammontare a oltre il 3% del PIL. Anche altre imposte e risparmi potrebbero contribuire al finanziamento del capitale umano. Nel 2017, l'Arabia Saudita ha introdotto le accise: il 50% sulle bevande analcoliche e il 100% su bevande energetiche, tabacco e prodotti derivati dal tabacco. Si stima che politiche efficaci di tariffazione del biossido di carbonio a livello nazionale rappresenterebbero oltre il 6% del PIL in Cina, Repubblica Islamica dell'Iran, Russia e Arabia Saudita.5 12 | RAPPORTO SULLO SVILUPPO MONDIALE 2019 FIGURA O.6 Le entrate fiscali sono più Le imposte sui beni immobili basse nei paesi in via di sviluppo rappresenterebbero un ulteriore 3% del PIL nei paesi a medio Gettito fiscale totale non proveniente 25 reddito e l'1% nei paesi poveri.6 Occorre, altresì, affrontare dalle risorse (%del PIL) 20 l’annosa questione dei meccanismi finalizzati all’elusione fiscale messi in atto da parte di aziende e 15 singoli. Quattro aziende su cinque nella lista di Fortune 500 operano 10 attraverso una o più consociate in paesi generalmente considerati 5 a regime fiscale privilegiato in materia di imposte sul reddito delle 18 80 85 90 95 00 05 10 15 20 20 20 19 19 20 19 19 20 società, spesso definiti “paradisi Alto reddito fiscali.” Di conseguenza, le stime Medio reddito Basso reddito evidenziano che i governi di tutto il mondo potrebbero perdere da Fonti: team WDR 2019, sulla base del Government Revenue Data- set di UNU-WIDER, 2017; dati della Banca Mondiale. 100 a 240 miliardi di dollari di Note: GDP = gross domestic product. gettito annuo, pari al 4–10% delle entrate provenienti dalle imposte sul reddito delle società. La natura sempre più digitale delle imprese crea maggiori opportunità di elusione fiscale. Il reddito generato da nuovi tipi di attività, come i dati degli utenti, suscita sempre più dubbi e incognite circa le modalità e i confini entro cui si crei valore a fini fiscali. Suddivisione dello studio Il primo capitolo del presente studio esamina l'impatto della tecnologia sull’occupazione. In alcuni settori, le macchine stanno sostituendo alcuni lavori, in altri stanno migliorando la produttività dei lavoratori mentre in altri ancora, la tecnologia sta creando nuova occupazione, determinando la domanda di nuovi beni e servizi. Questi effetti così discordanti tra loro vanificano le previsioni economiche sulla eventuale perdita di posti di lavoro indotta dal progresso. L’impatto della tecnologia alimenta timori e paure, soprattutto tra lavoratori mediamente qualificati impegnati in attività di routine. In realtà, la tecnologia cambia la domanda di competenze. Dal 2001, la percentuale di occupati in professioni in cui sono necessarie competenze cognitive, non di routine e socio-comportamentali è passata dal 19% al 23% nelle economie emergenti e dal 33% al 41% nelle economie avanzate. I benefici derivanti da tali competenze, come pure dalla combinazione di vari tipi di competenze, stanno aumentando anche in queste economie. Ma sarà il ritmo dell'innovazione e il progressivo calo dei costi della tecnologia a determinare se i nuovi settori e le nuove aree di competenza riusciranno a emergere per compensare il declino dei vecchi settori e delle attività di routine, nel frattempo, nelle economie emergenti il fattore determinate Premesse | 13 secondo cui le imprese sceglieranno di automatizzare la produzione o spostarsi altrove, resta il basso costo del lavoro in relazione al capitale. Il Capitolo 1 definisce un modello per illustrare la natura mutevole del lavoro. Una caratteristica del progresso tecnologico è aver reso i confini delle imprese più permeabili e accelerato l’ascesa di imprese superstar, le quali hanno un effetto benefico sulla domanda di manodopera poiché incentivano la produzione e l'occupazione, integrano su vasta scala aziende giovani e innovative, e spesso favoriscono le piccole imprese collegandole a mercati più vasti. Ma le grandi imprese, in particolare quelle dell'economia digitale, comportano anche dei rischi. Spesso, le normative non rispondono alle sfide poste in essere da queste nuove tipologie di imprese dell'economia digitale. I sistemi antitrust sono chiamati ad adattarsi all’impatto degli effetti di rete sulla concorrenza. Anche i sistemi fiscali sono ormai per lo più inadeguati. Il capitolo 2 esamina le modalità secondo cui l’evoluzione tecnologica condiziona la natura dell'azienda. Sul piano economico in generale, il capitale umano è positivamente correlato con il grado complessivo di adozione di tecnologie avanzate. Le aziende con una percentuale maggiore di lavoratori istruiti hanno più successo nel campo dell’innovazione. Gli individui con un capitale umano più solido traggono maggiori vantaggi dalle nuove tecnologie. Diversamente, affrontare una rivoluzione tecnologica senza un capitale umano adeguato, potrebbe compromettere l’ordine sociale esistente. Il Capitolo 3 mette in luce il rapporto tra l'accumulazione di capitale umano e il futuro del lavoro, ed esamina più attentamente le ragioni per cui i governi dovrebbero investire in capitale umano e i motivi per cui non lo fanno. Il Capitolo 3 presenta, pertanto, il nuovo progetto sul capitale umano della Banca Mondiale. Per garantire una definizione e un’attuazione efficace delle politiche, sono necessarie maggiori informazioni e una valida misurazione del capitale umano, anche quando un governo si dichiara favorevole a investire in capitale umano. Il progetto ha tre componenti: un parametro di riferimento mondiale—l’Indice del Capitale Umano; uno strumento di misura e programma di ricerca volto a guidare l’azione politica e un programma a sostegno delle strategie nazionali teso ad accelerare gli investimenti in capitale umano. L'indice è misurato in termini di quantità di capitale umano che un bambino nato nel 2018 può aspettarsi di raggiungere entro la fine della scuola secondaria, tenendo conto dei rischi derivanti da cattive condizioni di salute e da un basso livello di istruzione che prevalgono nel paese in cui il bambino è nato durante quello stesso anno. In altri termini, viene misurata la produttività della generazione successiva di lavoratori rispetto a un parametro di riferimento di istruzione completa in un contesto di buona salute. Ad esempio, in molti sistemi educativi un anno di scolarizzazione produce solo una frazione dell'apprendimento che è possibile raggiungere (figura O.7). Il Capitolo 3 propone analisi comparative tra paesi su 157 economie a livello mondiale. Parte del continuo riadeguamento delle competenze sta avvenendo al di fuori dell'istruzione obbligatoria e del lavoro formale. Ma dove? Il Capitolo 4 risponde a questa domanda esplorando tre ambiti —la prima 14 | RAPPORTO SULLO SVILUPPO MONDIALE 2019 FIGURA O.7 La variazione dell’apprendi- infanzia, l’istruzione terziaria mento tra le economie emergenti e la formazione degli adulti al di fuori del posto di lavoro — Costa Rica in cui le persone acquisiscono Filippine competenze specifiche richieste Indonesia Sudafrica dalla natura mutevole del lavoro. Algeria Investire nella prima infanzia, Tunisia ma anche in nutrizione, sanità, Panama protezione e istruzione, vuol dire Repubblica Kirghiza Paraguay gettare solide basi per l’acquisizione El Salvador futura di competenze cognitive Repubblica Dominicana e socio-comportamentali di Ghana Camerun livello superiore. Dal periodo Malawi prenatale fino all'età di 5 anni, la Lesotho capacità cerebrale di apprendere Burundi Repubblica dello Yemen dall’esperienza è massima. I Benin soggetti che acquisiscono tali Togo capacità nella prima infanzia Costa d’Avorio saranno più idonei ad adattarsi 2 6 10 14 alle eventuali incertezze della Anni vita. L'istruzione terziaria Anno di apprendimento + rappresenta per gli individui Anni di scolarizzazione un'altra opportunità di acquisire competenze cognitive avanzate Fonti: team WDR 2019, sulla base di Kim (2018); Filmer et al. (2018). —come la risoluzione di problemi complessi, il pensiero critico e la comunicazione avanzata —che pur essendo fondamentali rispetto alla natura mutevole del lavoro non possono essere acquisite solo attraverso l’istruzione scolastica. Per quanto riguarda l'attuale stock di lavoratori, specialmente quelli che non possono tornare a scuola o all’università, la riqualificazione e il perfezionamento professionale di coloro che non studiano o non lavorano nell’economia formale deve fare parte della strategia di risposta al cambiamento rivoluzionario del mercato del lavoro indotto dalla tecnologia. Ma solo raramente i programmi di formazione per adulti ottengono i risultati desiderati. Gli adulti devono affrontare limiti e vincoli che osteggiano l'efficacia degli approcci tradizionali all'apprendimento. Sono necessarie pertanto, una migliore diagnosi e valutazione dei programmi di formazione per adulti, oltre a una migliore elaborazione e attuazione degli stessi. Il Capitolo 4 esplora tali argomenti in maggior dettaglio. Dopo la scuola, il lavoro è il luogo in cui accumulare capitale umano. Il Capitolo 5 esamina in che misura le economie siano riuscite a realizzare la creazione di capitale umano sul lavoro. Le economie avanzate hanno ritorni più elevati rispetto alle economie emergenti. Un lavoratore in un'economia emergente ha più probabilità di un lavoratore in un'economia avanzata di trovarsi a svolgere mansioni manuali e pertanto fisiche. Un anno aggiuntivo Premesse | 15 di lavoro nelle professioni di tipo cognitive comporta un aumento salariale pari al 3%, contro il 2% dei mestieri manuali. Il lavoro rappresenta il contesto in cui acquisire competenze dopo l’istruzione scolastica— ma nelle economie emergenti tali opportunità sono relativamente rare. I governi possono aumentare i ritorni economici del lavoro, creando occupazione formale per la fascia più indigente di popolazione. Possono farlo promuovendo un clima favorevole allo sviluppo delle imprese, investendo nella formazione imprenditoriale per gli adulti e aumentando l'accesso alla tecnologia. Il vantaggio per le donne in termini di partecipazione alla forza lavoro è sensibilmente inferiore rispetto a quello degli uomini—in altri termini, le donne traggono dal lavoro un capitale umano decisamente inferiore a quello degli uomini. Per colmare questo divario, i governi dovrebbero eliminare i limiti riguardanti la tipologia o la natura di lavoro disponibile per le donne, nonché abolire le norme che vincolano i diritti di proprietà delle donne. I lavoratori, nelle aree rurali, affrontano sfide simili quando si tratta di accumulare capitale umano dopo il percorso scolastico. È possibile migliorare i ritorni economici del lavoro trasferendo la forza lavoro dai villaggi alle città. Tuttavia, nelle aree rurali è possibile sfruttare la tecnologia per incrementare i benefici, aumentando la produttività agricola. I mercati del lavoro incerti richiedono il rafforzamento della protezione sociale. Questo argomento è analizzato nel capitolo 6. Le disposizioni tradizionali in materia di protezione sociale basate su un lavoro retribuito stabile, una chiara definizione del concetto di datore di lavoro e dipendente, e una data certa di pensionamento stanno diventando realtà sempre più obsolete. Nei paesi in via di sviluppo, dove l'informalità è la norma, questo è in gran parte un modello a cui ambire. La spesa per l'assistenza sociale dovrebbe essere integrata da una previdenza che non dipenda esclusivamente dal lavoro formale retribuito. Lo scopo di questo approccio è espandere la copertura dando priorità alle fasce più povere. Da un lato le persone riceverebbero una migliore protezione attraverso una maggiore assistenza sociale e previdenziale, dall’altro la regolamentazione del lavoro potrebbe essere riequilibrata per facilitare la mobilità da un lavoro all’altro. I cambiamenti nella natura del lavoro, a cui si aggiungono crescenti ambizioni, rendono essenziale favorire l'inclusione sociale. A tal fine, il contratto sociale dovrebbe vertere sull’uguaglianza di opportunità. Il Capitolo 7 espone i potenziali elementi di un contratto sociale che include investimenti precoci in capitale umano, tassazione delle imprese, estensione della protezione sociale e incremento delle opportunità produttive per i giovani. Per ottenere l'inclusione sociale, alcuni governi delle economie emergenti dovranno aumentare le entrate. Il Capitolo 7 descrive le modalità secondo cui i governi potrebbero disporre di maggiori finanze pubbliche attraverso una combinazione di entrate aggiuntive da fonti di finanziamento nuove ed esistenti. Possono costituire potenziali fonti di reddito: il prelievo delle imposte sul valore aggiunto, le accise e la tassazione sul biossido di carbonio; 16 | RAPPORTO SULLO SVILUPPO MONDIALE 2019 l'assoggettamento delle piattaforme digitali a una tassazione analoga a quella applicata alle altre società; una revisione dei sussidi energetici. *** Il team World Development Report 2019 è stato diretto da Simeon Djankov e Federica Saliola. Il core team è composto da Ciro Avitabile, Rong Chen, Davida Connon, Ana Paula Cusolito, Roberta Gatti, Ugo Gentilini, Asif Mohammed Islam, Aart Kraay, Shwetlena Sabarwal, Indhira Vanessa Santos, David Sharrock, Consuelo Jurado Tan e Yucheng Zheng. Paul Romer, precedente Chief Economist; Michal Rutkowski, Senior Director of the Social Protection and Jobs Global Practice, e Shantayanan Devarajan, Acting Chief Economist, hanno svolto un ruolo di guida. Premesse | 17 Note 1.  Marx (1867). 2.  Keynes ([1930] 1963). 3.  Brynjolfsson et al. (2008). 4.  FMI (2017). 5.  Parry, Veung, e Heine (2014). 6.  Norregaard (2013). Riferimenti bibliografici Brynjolfsson, Erik, Andrew McAfee, Michael Sorell, and Feng Zhu. 2008. “Scale without Mass: Business Process Replication and Industry Dynamics.” Harvard Business School Technology and Operations Management Unit Research Paper No. 07-016, Cambridge, MA. Clausing, Kimberly A. 2016. “The Effect of Profit Shifting on the Corporate Tax Base in the United States and Beyond.” National Tax Journal 69 (4): 905–34. Djankov, Simeon, Rafael la Porta, Florencio Lopez-de-Silanes, and Andrei Shleifer. 2002. “The Regulation of Entry.” Quarterly Journal of Economics 118 (1): 1–37. Filmer, Deon, Halsey Rogers, Noam Angrist, and Shwetlena Sabarwal. 2018. “Learning-Adjusted Years of Schooling (LAYS): Defining a New Macro Measure of Education.” Policy Research Working Paper 8591, World Bank, Washington, DC. 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The Critical Role of Co-benefits.” IMF Working Paper WP/14/174, International Monetary Fund, Washington, DC, September 17. Contenuto del Rapporto sullo sviluppo mondiale 2019 Prefazione Premesse La trasformazione del mondo del lavoro su scala globale Cosa possono fare i governi? Suddivisione dello studio 1. La trasformazione del lavoro La tecnologia crea posti di lavoro Come cambia il lavoro Un modello semplice di evoluzione del lavoro 2. La trasformazione delle imprese Le aziende superstar Mercati competitivi Elusione fiscale 3. Creare il capitale umano L’importanza della partecipazione dello stato L’utilità delle misurazioni Il progetto sul capitale umano 4. Formazione continua e permanente L’apprendimento nella prima infanzia Istruzione terziaria Formazione degli adulti al di fuori del lavoro 5. I ritorni economici del lavoro L’economia informale Donne lavoratrici Il lavoro nel settore agricolo 6. Consolidare la protezione sociale Assistenza sociale Previdenza sociale Regolamentazione del lavoro 7. Idee di inclusione sociale Un “New Deal” mondiale Riformulazione del contratto sociale Finanziare l’inclusione sociale ECO-AUDIT Dichiarazione Benefici Ambientali La Banca Mondiale si impegna a ridurre il proprio impatto ambientale. A fron- te di tale impegno, agevola, pertanto, l’uso delle pubblicazioni elettroniche e della tecnologia di stampa su richiesta, disponibile nei centri regionali di tutto il mondo. Tali iniziative consentono di ridurre la tiratura e le distanze degli invii, ottenendo una conseguente diminuzione del consumo di carta, degli agenti chimici, delle emis- sioni di gas serra e dei rifiuti. La Banca Mondiale è conforme ai requisiti normativi del Green Press Initiative in merito all’uso della carta. La maggior parte delle sue pubblicazioni è stampata su carta certificata dal Forest Stewardship Council (FSC), e quasi tutte contengono tra il 50% e il 100% di carta riciclata. La fibra riciclata della carta impiegata non è sbiancata oppure è sbiancata senza cloro (TFC), prodotta sen- za agenti clorurati (PFC) o migliorata senza cloro elementare (EECF). Per maggiori informazioni sulle politiche ambientali della Banca Mondiale, è possibile visitare il seguente link: http://www.worldbank.org/corporateresponsibility. GRUPPO DELLA BANCA MONDIALE